4 settembre
Come concordato, lo staff di Coconut Tour passa a prenderci al nostro alloggio alle 9:00. Devo dire che i thailandesi si sono sempre confermati puntuali, tutti gli appuntamenti fissati sono sempre stati rispettati al secondo.
Dopo una decina di minuti di auto, raggiungiamo il molo sul fiume Kok da cui partirà la nostra longtail boat, un’imbarcazione in legno lunga e stretta tipica della Thailandia. Con noi c’è la nostra guida della giornata, un giovane il cui nome ignoriamo ma che si fa chiamare Baht, proprio come la moneta locale. Insomma, è come se noi ci facessimo chiamare Euro, la cosa ci fa ridere.
Il tragitto in barca dura circa un’ora e attraversa paesaggi davvero incredibili.
Durante questa prima parte di escursione ci fermiamo prima alla grotta di Buddha, un luogo di culto all’interno di una grotta (attenzione alla cacca di pipistrello sul pavimento), poi nel villaggio di Ruammit, dove prima tentano di scattarci delle foto con dei serpenti giganteschi (mostrandoci tra l’altro una foto di Sandra Milo con un serpente al collo per convincerci) e poi ci portano a vedere gli elefanti in un posto tristissimo in cui gli animali sono incatenati e hanno sul dorso le trasportine per far fare il giro turistico ai visitatori. Ovviamente ci rifiutiamo di fare anche questo, limitandoci a dare del cibo a questi poveri animali. Il programma non prevedeva questa sosta, se lo avessimo saputo ci saremmo rifiutati in partenza. Diciamo che questi dieci minuti ci lasciano un po’ di amaro in bocca per tutto il giorno, ma questo fa parte del “gioco”, quando si viaggia non tutto va per il verso giusto, ma fortunatamente “sbagliando si impara”. Prima di risalire a bordo della nostra longtail boat, facciamo una piccola spesa per il pranzo in un negozietto: verdure, riso e pollo. La cosa che ci colpisce è che tutti i clienti che entrano nel negozio (che comunque è poco più di una bancarella all’aperto) si tolgono le scarpe/ciabatte, pensiamo per una questione di igiene.
Altri quindici minuti di barca ci conducono all’attracco da cui partirà il nostro trekking nella giungla. Fa un caldo allucinante, l’umidità è alle stelle e indossiamo pantaloni lunghi per proteggerci dagli insetti, ma per fortuna gran parte della camminata si svolge all’ombra della fitta vegetazione.
“Facciamo il bagno” nel repellente per insetti più potente trovato sul mercato e partiamo, scortati da quattro cani che hanno deciso di accompagnarci nella nostra avventura. Confesso che ho trascorso gran parte di questa camminata a chiedermi “ma chi me lo ha fatto fare?” e a sognare di essere in piscina, soprattutto quando la guida ha deciso di lasciare il sentiero battuto e inerpicarsi per una traccia ai miei occhi improvvisata.
Per fortuna il cielo è sereno e non c’è la minima minaccia di pioggia, altrimenti qui non saprei come sarebbe possibile venirne fuori. In molti tratti dobbiamo camminare accovacciati, evitando di pensare a quali insetti/rettili/ragni si nascondano tra la vegetazione. I quattro cani hanno pensato bene di tornare indietro. Dopo un’ora di salita il sentiero si fa più dolce e si apre su piantagioni di riso, foreste di caucciù e capanne di piccoli villaggi.
Quello in cui ci fermiamo per il pranzo conta ben 38 famiglie, come viene indicato da un muro al suo ingresso su cui sono segnati tutti i nomi. Nella parte bassa del villaggio vivono le famiglie cristiane, in quella alta i buddisti. Le abitazioni, ma anche tutto ciò che si trova al loro interno, sono fatti di bambù, una delle fonti di sostentamento principali di queste famiglie. Il bambù viene infatti raccolto, messo in sacche da circa 40 kg e poi venduto a circa 11 baht al kg. Di sicuro un’entrata importante, ma che fatica trasportare tutti quei chili in spalla.
Attraversiamo il villaggio e ci fermiamo nell’abitazione in cui veniamo fatti accomodare nella parte all’aperto, mentre la nostra guida cucina per noi in una stanza sulla destra.
Una bimba di 2/3 anni dorme nella parte sulla sinistra, mentre i nonni sono indaffarati a tagliare le verdure per noi e a lavare gli utensili vari. Notiamo come tutto sia chiaramente molto semplice ma allo stesso tempo molto pulito, e capiamo come la presenza di acqua faccia la vera differenza in questi casi. Il nostro pranzo consiste in riso (finalmente senza traccia di verdura al suo interno, per la gioia dei miei figli), patate e pollo, curry di pollo e cipolle, cetrioli cotti, zuppa di bamboo e ananas. A detta dei miei figli il migliore pranzo tipico della vacanza!
Dopo pranzo facciamo ancora due passi per il villaggio e ci facciamo ingolosire da un venditore a bordo di un motorino che distribuisce gelati al cocco di vari colori. Da programma ci attenderebbe un’altra camminata di circa un’ora e mezza tra villaggi e piantagioni per raggiungere la nostra destinazione finale, ma fa davvero troppo caldo e preferiamo percorrere il tragitto a bordo di un truck. Baht, la nostra guida, intrattiene i ragazzi costruendo cerbottane con il bamboo e usando delle bacche come pallini da sparare. Il divertimento è assicurato. Una risalita di circa dieci minuti per un sentiero tortuoso ci conduce alla nostra destinazione: la cascata Huai Kaeo.
Tempo di metterci il costume e splash, un tuffo nelle sue acque rinfrescanti è proprio quello che ci vuole! Durante il percorso di ritorno ci concentriamo ad ascoltare i rumori della giungla per l’ultima volta e ci meravigliamo per il fragore prodotto da delle piccole cicale che ci tiene compagnia fino al truck.
Rientro all’alloggio, bagno in piscina e usciamo di nuovo. Visitiamo un sito religioso dove ammiriamo un Buddha gigante con volto da donna, un tempio e una pagoda tutti e tre illuminati. È evidente l’influenza dello stile cinese, con la presenza di draghi enormi e decorazioni intricate.
Cena veloce e sguardo alla Clock Tower nel centro della città, che allo scoccare delle 21:00 cambia colori per qualche minuto (così come alle 19:00 e alle 20:00).
Chiang Rai in sè non ci fa una buona impressione, quindi rientriamo in camera! Per oggi abbiamo dato!
5 settembre
Sveglia presto perché ci aspettano molti chilometri oggi. Dobbiamo andare a sud nel lungo rientro verso Bangkok, in realtà non abbiamo ancora deciso esattamente le soste.
Veloce visita al complesso del Tempio Blu, conosciuto come Wat Rong Suea Ten, un capolavoro di arte contemporanea che incanta per la sua bellezza surreale. Il suo intenso blu cobalto, che domina ogni angolo, crea un’atmosfera mistica e avvolgente, mentre le intricate decorazioni dorate scintillano sotto la luce.
All'interno, l'imponente statua di Buddha bianco emana un'aura di serenità e purezza, in netto contrasto con le tonalità vibranti che la circondano. Tuttavia anche questo tempio, come i precedenti di questa città, non ci convince pienamente, troppo sfarzo per i nostri gusti.
E allora via, direzione sud e… vediamo dove ci porta la strada!
Dopo tre ore di guida facciamo una sosta nei pressi dell’ingresso del Wat Phutthabat Sutthawat, dove facciamo un pranzo a base di coppe gelato, chicken nuggets e patatine fritte nell’attesa che smetta di piovere. Per raggiungere i templi e le pagode sulle cime delle montagne è necessario farsi accompagnare a bordo di un fuoristrada per circa mezz’ora e poi camminare per l’ultimo chilometro. Il prezzo di accesso è molto alto, e visto il meteo incerto decidiamo di rinunciare all’escursione, limitandoci ad una sbirciatina col drone.
L’obiettivo della giornata è quello di spingerci più a sud possibile, quindi non ci fermiamo a Lampang ma tiriamo dritto fino alla nostra amata Sukhothai. Torniamo al Thai Thai Sukhothai Resort a farci coccolare da un’abile massaggiatrice, e dal battere rilassante della pioggia sul tetto. Da alcuni giorni il monsone sembra aver preso forza seppur non abbia mai disturbato i nostri piani di viaggio.
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