Thailandia, il nord: Chiang Mai (3/6)
- Roberto Moiola
- 20 set 2024
- Tempo di lettura: 4 min
31 agosto
Colazione di buon’ora e poi via: in bicicletta verso il sito archeologico di Sukhothai! Il nostro resort si trova a circa un chilometro e mezzo di distanza ma fortunatamente la strada non è particolarmente trafficata e ai suoi lati c’è una corsia molto larga per le bici.
A differenza di Ayutthaya, in questo sito i templi sono quasi tutti all’interno del perimetro a poca distanza l’uno dall’altro ed è quindi possibile spostarsi tra uno e l’altro in bicicletta, cosa che apprezziamo molto sia perché possiamo evitare di camminare troppo, sia perché in bici si percepisce un pochino di brezza che aiuta in queste temperature già molto alte alla mattina alle 8.
Anche qui nessuna traccia di turisti e quindi ci godiamo la visita in completo relax, scortati da qualche cane che pare abbia scelto questo luogo come propria dimora. Non distante dal sito sorge anche una scuola, e nei pressi dell’ingresso ci fermiamo ad ammirare un gruppo di studenti in divisa che suonano e si muovono con grazia a ritmo di musica. Qui i templi, le statue di Buddha e gli edifici vari sono meglio conservati che ad Ayutthaya, quindi se doveste scegliere tra i due, noi vi consigliamo di venire qui. Molte guide lo paragonano in quanto a bellezza al più famoso Angkor in Cambogia.
Rientro al resort, doccia rinfrescante e di nuovo in marcia sempre verso nord: Chiang Mai ci aspetta!
Maciniamo i 300 km tra Sukhothai e Chiang Mai in circa 4 ore e mezza, attraversando valli e foreste, distese di campi coltivati e piccole cittadine. Anche questa strada è piuttosto scorrevole nonostante non sia indicata come autostrada.
Arriviamo al nostro appartamento intorno alle 16:00 e i ragazzi hanno deciso che per oggi basta così. Ci trasferiamo al 17mo piano dell’edificio in cui si trova il nostro appartamento (il complesso si chiama Astra Sky River) e trascorriamo il resto del pomeriggio nella piscina panoramica più lunga del mondo (del nostro mondo, quantomeno). Roby ne approfitta per andare a fare qualche scatto in piena tranquillità nella old town.
Chiang Mai, pur essendo una città davvero immensa, è adagiata in una valle circondata da colline e monti, e qui le temperature e l’umidità sono decisamente più sopportabili rispetto a quelle dei luoghi finora visitati.
Cena in un ristorante italiano che di italiano ha davvero poco, ma il richiamo della pizza si fa sentire e non ce ne vergogniamo. Passeggiata serale tra le bancarelle del Night Bazaar Market, tra stand di artisti, artigiani, gioiellieri, pellettieri e tanto tanto cibo (domani ceniamo qui, promesso). Acquistiamo del balsamo di tigre per la nonna e un set di spezie per il nostro amico cuoco, oltre che gli immancabili calamita e bicchierino per la nostra collezione. Rientro in appartamento a bordo di un tuk tuk, nonostante la distanza sia poco più di un chilometro.
1 settembre
Sveglia alle 6:00 per raggiungere il Parco Nazionale Doi Inthanon, a circa 60 km (1,5 ore) da Chiang Mai. Nonostante l’assenza di traffico, ci mettiamo quasi mezz’ora ad uscire dalla città! Ma quanto è grande?!!
Dopo un tratto pianeggiante, arriviamo al National Park e iniziamo a salire. La strada si inerpica per la foresta e attraversa villaggi di coltivatori ricchi di serre in cui crescono fiori e verdure. Il cielo, da terso che era, si fa improvvisamente nebbioso man mano che saliamo di quota.
Pochi chilometri prima di raggiungere la vetta più alta della Thailandia ci fermiamo al Phra Mahathat Naphamethanidon & Naphapholphumisiri, il sito in cui sorgono le due pagode, dono dell’esercito thailandese al re Rama IX e alla regina per il loro sessantesimo compleanno. Le pagode sono circondate da aiuole ricche di fiori colorati e contengono le sacre reliquie del Buddha. Qui le temperature sono più fresche (finalmente dobbiamo indossare una tuta) e il sole riesce a fatica a fare capolino tra la nebbiolina che avvolge tutto, creando una atmosfera surreale.
Facciamo alcune brevi passeggiate nei pressi della cima più alta della Thailandia. Qui la natura è davvero rigogliosa e rende benissimo il concetto di foresta pluviale. Una meraviglia.
Un tragitto di circa un’ora e mezza tra villaggi sperduti e fitte foreste ci conduce al punto in cui inizierà la nostra avventura speciale: un incontro ravvicinato con una coppia di dolcissimi elefanti. Ad aspettarci all’arrivo c’è Taksin, la nostra guida (Doi Inthanon Elephant Sanctuary Official) che ci fa trovare un pranzo squisito per ricaricarci prima di partire all’avventura: Pad Thai per gli adulti e riso fritto con pollo per i ragazzi.
A pochi chilometri dal ristorantino parcheggiamo la macchina e attraversiamo il fiume su un ponte moooolto traballante. Risaliamo una collinetta e troviamo ad accoglierci due bellissimi elefanti, una femmina di 32 anni e un cucciolo di 6. Indossiamo delle maglie forniteci da Taksin e riempiamo le nostre bisacce di canna da zucchero pronti per darla da mangiare ai nostri nuovi amici. Anche se è ovvio che questi elefanti sono qui per noi, e che la vita selvatica non sanno proprio cosa sia, abbiamo comunque l’impressione che siano trattati bene, con amore e delicatezza da parte di tutti.
La guida ci spiega che gli elefanti sono liberi di vagare per la collina e che tendenzialmente non si allontanano troppo perché sanno che qui c’è il cibo facile. Scattiamo migliaia di foto che sicuramente saranno il ricordo della più bella esperienza thailandese. Ma non è finita qui: gli elefanti scendono verso il fiume e noi li seguiamo. Entrano in acqua, e noi li seguiamo. Fanno il bagno, e noi li seguiamo. Che emozione pazzesca.
Peccato solo che dopo qualche minuto l’elefantessa decide che è ora di liberarsi di tutta la canna da zucchero mangiata proprio a pochi metri da noi!!
Con un po’ di malinconia lasciamo questa simpatica coppia e ci lasciamo condurre dalla nostra guida ad una cascata non distante, dove ci rinfreschiamo con una bella doccia delle sue acque gorgoglianti. Bellissimo! Giusto quello che ci voleva a completare questa esperienza per noi wild!
Rientro a Chiang Mai e immancabile bagno in piscina con immancabile tramonto dal rooftop. Per poi gustarci una favolosa cena presso il ristorante italiano Favola (che dire: la cena di ieri non ci aveva soddisfatto). Chef Gianluca ci delizia non solo con le sue ricette ma anche con i suoi racconti di italiano espatriato prima in Cina (dove ha pure vissuto durante il lockdown) e poi in Thailandia dove si è stabilito con la famiglia.
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